mercoledì 29 giugno 2016

Silk

Si parte da una lastra piatta e si finisce in 3D, con il fuoco, con le pinze e con le mani. Potenza dell'alluminio, declinato in piccole arricciature di seta, che costituiscono l'ossatura di alcuni orecchini impari da portare prestissimo ai mercatini estivi. Qualche sperimentazione di inserti di pietre dure e ganci, per nuove sinuosità.







Coquillage

Un po' di bellissime cose che si trovano nel mare e sulla sabbia, con un illustre intruso, il turchese che c'è spesso nei miei lavori e che ha regalato un po' della sua splendida texture al mio logo ^_^


mercoledì 22 giugno 2016

Orecchini e cammei

La mamma è sempre la mamma... E per il suo compleanno ho voluto declinare qualcosa di molto classico in Temporary Lab ^_^

Piccoli cammei di vetro, fascette di alluminio, coppette in rame e ganci in ottone. Di tutto un po'!

 

Placchette gioiello

Una rivisitazione delle placchette militari per una ragazza molto tosta e non convenzionale. Alluminio inciso a punzone e rame con elemento in stagno fuso (e tanta colla per fermarlo!)


E' un segreto ma un po' ve lo dico..

Alcune belle immagini di backstage catturate sui set di shooting molto speciali, per un progetto tutto al femminile che mixa abiti e gioielli. Niente modelle, solo donne vere, che interpretano su di sè il proprio "saper fare". E un grandissimo professionista che le ritrae attraverso il suo obbiettivo.

Prima o poi vi racconterò tutto... ^_^







mercoledì 1 giugno 2016

Metal clay, la prima volta





Non c’è nulla di più emozionante delle prime volte. È un misto di dubbio e aspettativa, meraviglia alla fine. Ho corteggiato per parecchio tempo l’idea di provare la metal clay, per dare un tocco più 3D alle cose che costruisco, che vuoi forgiate in fold forming, arricciate, vuoi arrotolate, son pur sempre fatte a partire da lastre piatte, e questo senso del “flat” permane anche a prodotto finito. Cercavo qualcosa che somigliasse, in grande, alla forgiatura delle perline d’argento e sapevo che la metal clay avrebbe potuto regalare qualche soddisfazione in più, in termini di finitura e abbellimento. 

Si tratta di un prodotto che come al solito si sono inventati i giapponesi. Sono paste che contengono una grande quantità di polveri metalliche, argento, oro, bronzo e rame e una parte argillosa, che a seguito di una cottura si disperde e lascia solo la parte metallica, che diventa solida, esattamente come un metallo colato in uno stampo ad altissime temperature e lasciato raffreddare. Il plus sta nel fatto che non abbiamo bisogno di una fonderia per ottenere il metallo finito, ma con qualche accorgimento possiamo farlo comodamente a casa, persino usando i fornelli.
Il “difetto” della materia prima è che risulta molto cara, per questo da neofita ho voluto provare il rame, pur avendo acquistato anche l’argento, ma per il primo esperimento non ho voluto rischiarmelo. Con 50 grammi di pasta di rame si possono fare parecchie cose al costo medio di 17 euro, l’argento è cosa completamente diversa, attestandosi sui 20 euro per 7 grammi, ho già detto tutto!

Munita di manuale (in inglese), ho studiato e messo alla prova la mia ormai solida base metallurgica, che mi ha sicuramente evitato il noto terrore delle cotture. Tutto molto simile ad un processo di saldatura, dal momento che ho voluto provare una cottura a fornello, ma non troppo convinta del risultato, ho virato sul mio cannello che non delude mai. 

Ma andiamo per ordine. Con della pasta polimerica (FIMO Air, che asciuga appunto all’aria) ho costruito uno stampo, nel quale avrei poi traslato la pasta di rame. Per questa operazione ho usato un teschio di metallo non troppo grande, partendo dal presupposto che la pasta in cottura si riduce del 10% circa, perciò avrei ricavato un piccolo teschio della misura di un cabochon per anello. Ho preso un po’ di pasta dopo essermi unta leggermente le mani con un olio profumato e aver unto quindi anche la porzione di pasta da lavorare, e ho plasmato una pallina che sono andata a schiacciare nello stampo. La parte in eccedenza che è rimasta fuori mi è servita per estrarre il calco, che ho rifilato con il taglierino. Dopodiché la pasta rimasta l’ho rimessa a posto per un secondo utilizzo (le metalclay sono a base acqua, se si seccano basta spazzolarle con un pennello bagnato e rilavorarle con le dita leggermente unte, altrimenti la polvere di metallo resta sulle mani e soprattutto nel caso dell’argento, non vogliamo certamente buttarlo nel lavandino!)


Al centro degli occhi del mio teschio ho scavato con l’ago di un pennello due fori abbastanza larghi da contenere due Cubic Zirconia da 4 mm ciascuno e li ho inseriti in sede abbastanza in profondità da essere sicura che non scappassero fuori. I Cubic Zirconia sono quanto di più simile esista ad un diamante per bigiotteria, diciamo un lontano parente molto somigliante :) . Sono sintetiche, quindi resistono ad alte temperature, ma non bisogna usarne di troppo grandi se si vogliono cuocere, perché possono rompersi. 4 o 5 mm è il massimo consentito, ma poi chi può dirlo, a me piace un sacco rompere le pietre…

Ho posto delicatamente il calco sulla griglia per cuocere il pezzo e l’ho phonato per una decina di minuti essendo piuttosto grande (cose facili io mai eh?), prestando attenzione che prendesse aria anche nella parte inferiore.
Quando il pezzo è risultato asciutto l’ho cotto, prima sul fornello. Dopo un minuto circa il pezzo ha iniziato a fare fumo, liberandosi dalle argille che lo compongono e ho prolungato la cottura di una decina di minuti. Ma non convintissima del risultato, come anticipato, l’ho ricotto per due o tre minuti col cannello (dopo averlo tuffato in acqua). Poi ho spazzolato col Dremel, limato le parti in eccedenza e saldato il mio teschio ad una fascia di ottone, decappato, rispazzolato ed eccolo il mio anello, con gli zirconi che hanno resistito a due cotture e una saldatura, nonché all’acidità del decapaggio.


Una nota estetica: non amando molto i teschi ho cercato un effetto colore che combinasse tonalità più dolci del classico metallo annerito, per renderlo più compatibile ad una mano femminile e soprattutto mantenere qualcosa del mio stile artigianale, perché gli stampi di pezzi industriali, si sa, creano qualcosa di fortemente omologato.  Quello che si può fare la prossima volta è creare stampi personalizzati oppure modellare a mano, in modo da ottenere un oggetto irripetibile, come piace alla sottoscritta. E soprattutto…usare l’argento :D





Restyling

Succede spesso che quel che abbiamo fatto un anno prima non ci assomigli più. Capita anche con i gioielli che restano lì imballati nella scatola, ma basta rimetterci le mani per trovare un risultato soddisfacente. Con una catena nuova in alluminio per esempio, uno spettacolare pendente di ametista riprende vita ed è pronto per uscire dalla scatola!


Stagno e bijoux

Giocando con la saldatura a stagno ho riconfermato che è pressochè inutile per unire il metallo, ma divertentissima per creare piccole sculture 3D con lo stagno fuso :)

Ecco qua