Non c’è nulla di più emozionante delle prime volte. È un
misto di dubbio e aspettativa, meraviglia alla fine. Ho corteggiato per
parecchio tempo l’idea di provare la metal clay, per dare un tocco più 3D alle
cose che costruisco, che vuoi forgiate in fold forming, arricciate, vuoi arrotolate,
son pur sempre fatte a partire da lastre piatte, e questo senso del “flat”
permane anche a prodotto finito. Cercavo qualcosa che somigliasse, in grande,
alla forgiatura delle perline d’argento e sapevo che la metal clay avrebbe
potuto regalare qualche soddisfazione in più, in termini di finitura e
abbellimento.
Si tratta di un prodotto che come al solito si sono inventati i
giapponesi. Sono paste che contengono una grande quantità di polveri
metalliche, argento, oro, bronzo e rame e una parte argillosa, che a seguito di
una cottura si disperde e lascia solo la parte metallica, che diventa solida,
esattamente come un metallo colato in uno stampo ad altissime temperature e
lasciato raffreddare. Il plus sta nel fatto che non abbiamo bisogno di una
fonderia per ottenere il metallo finito, ma con qualche accorgimento possiamo
farlo comodamente a casa, persino usando i fornelli.
Il “difetto” della materia prima è che risulta molto cara,
per questo da neofita ho voluto provare il rame, pur avendo acquistato anche
l’argento, ma per il primo esperimento non ho voluto rischiarmelo. Con 50
grammi di pasta di rame si possono fare parecchie cose al costo medio di 17
euro, l’argento è cosa completamente diversa, attestandosi sui 20 euro per 7
grammi, ho già detto tutto!
Munita di manuale (in inglese), ho studiato e messo alla
prova la mia ormai solida base metallurgica, che mi ha sicuramente evitato il
noto terrore delle cotture. Tutto molto simile ad un processo di saldatura, dal
momento che ho voluto provare una cottura a fornello, ma non troppo convinta
del risultato, ho virato sul mio cannello che non delude mai.
Ma andiamo per ordine. Con della pasta polimerica (FIMO Air,
che asciuga appunto all’aria) ho costruito uno stampo, nel quale avrei poi
traslato la pasta di rame. Per questa operazione ho usato un teschio di metallo
non troppo grande, partendo dal presupposto che la pasta in cottura si riduce
del 10% circa, perciò avrei ricavato un piccolo teschio della misura di un
cabochon per anello. Ho preso un po’ di pasta dopo essermi unta leggermente le
mani con un olio profumato e aver unto quindi anche la porzione di pasta da
lavorare, e ho plasmato una pallina che sono andata a schiacciare nello stampo.
La parte in eccedenza che è rimasta fuori mi è servita per estrarre il calco,
che ho rifilato con il taglierino. Dopodiché la pasta rimasta l’ho rimessa a
posto per un secondo utilizzo (le metalclay sono a base acqua, se si seccano
basta spazzolarle con un pennello bagnato e rilavorarle con le dita leggermente
unte, altrimenti la polvere di metallo resta sulle mani e soprattutto nel caso
dell’argento, non vogliamo certamente buttarlo nel lavandino!)
Al centro degli occhi del mio teschio ho scavato con l’ago di un pennello due fori abbastanza larghi da contenere due Cubic Zirconia da 4 mm ciascuno e li ho inseriti in sede abbastanza in profondità da essere sicura che non scappassero fuori. I Cubic Zirconia sono quanto di più simile esista ad un diamante per bigiotteria, diciamo un lontano parente molto somigliante :) . Sono sintetiche, quindi resistono ad alte temperature, ma non bisogna usarne di troppo grandi se si vogliono cuocere, perché possono rompersi. 4 o 5 mm è il massimo consentito, ma poi chi può dirlo, a me piace un sacco rompere le pietre…
Ho posto delicatamente il calco sulla griglia per cuocere il
pezzo e l’ho phonato per una decina di minuti essendo piuttosto grande (cose
facili io mai eh?), prestando attenzione che prendesse aria anche nella parte
inferiore.
Quando il pezzo è risultato asciutto l’ho cotto, prima sul
fornello. Dopo un minuto circa il pezzo ha iniziato a fare fumo, liberandosi
dalle argille che lo compongono e ho prolungato la cottura di una decina di
minuti. Ma non convintissima del risultato, come anticipato, l’ho ricotto per
due o tre minuti col cannello (dopo averlo tuffato in acqua). Poi ho spazzolato
col Dremel, limato le parti in eccedenza e saldato il mio teschio ad una fascia
di ottone, decappato, rispazzolato ed eccolo il mio anello, con gli zirconi che
hanno resistito a due cotture e una saldatura, nonché all’acidità del
decapaggio.
Una nota estetica: non amando molto i teschi ho cercato un
effetto colore che combinasse tonalità più dolci del classico metallo annerito,
per renderlo più compatibile ad una mano femminile e soprattutto mantenere
qualcosa del mio stile artigianale, perché gli stampi di pezzi industriali, si
sa, creano qualcosa di fortemente omologato. Quello che si può fare la prossima volta è
creare stampi personalizzati oppure modellare a mano, in modo da ottenere un
oggetto irripetibile, come piace alla sottoscritta. E soprattutto…usare
l’argento :D
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